Il Centenario della Nascita di Don Lorenzo Milani
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Questo brano è tratto dalla “Lettera ai cappellani militari” di don Lorenzo Milani. Compone l’appello della XXII Marcia a Barbiana,  che si svolge sabato 27 maggio 2023 a Vicchio, in Toscana, per l'apertura del Centenario della nascita di don Milani, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non è una celebrazione, poichè “don Milani sarebbe stato allergico a quella parola“, ha detto Rosy Bindi, presidente del Comitato nazionale per il centenario.

Si tratta, invece, di una occasione preziosa per riflettere sul suo pensiero e opera, alla luce “del contesto attuale e nelle sue dimensioni più importanti“: la dimensione ecclesiale, poi quella della scuola, per poter parlare “di dispersione scolastica e funzione della scuola pubblica“, e infine quella socio-politica, con “la lotta alle disuguaglianze, alla povertà, e la dignità del lavoro“. L’esperienza di don Lorenzo Milani, all’interno di queste tre dimensioni, si tradusse in un forte impegno religioso, politico, educativo, ed è condensato nelle pagine di diversi scritti quali: “Esperienze pastorali”, “Lettera ai giudici”, “Lettera a una professoressa” ed altri. Ognuno di essi costituisce una lettura critica e una denuncia verso un certo modo di vivere all’interno della chiesa, delle istituzioni sociali e della scuola. 

Pertanto, questo centenario costituisce una importante possibilità per riflettere sull’attualità della pedagogia e della visione educativa del Priore di Barbiana, che con coraggio e coerenza di idee, mosse delle critiche anche al sistema scolastico vigente all’epoca. Proponeva e attuava il pluralismo, affermando, ad esempio, che  “la selezione è contro la cultura”, pensando a come rimuovere le discriminazioni del sistema scolastico, pensando all’inclusione e alla formazione integrale, nella quale sapere e conoscenza non fossero considerate come realtà separate. Questi ed altri sono i valori per i quali don Lorenzo Milani si batté per tutta la vita, incontrando ostacoli e critiche che, comunque, non fermarono la sua alta missione pastorale e sociale.

Sacerdote ed educatore, Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti nacque a Firenze il 27 maggio 1923. Apparteneva a una ricca, laica e colta famiglia borghese di origini ebraiche. Per colpa della crisi e della minaccia antisemita la famiglia si spostò da Firenze a Milano. Qui, i genitori decisero di sposarsi in chiesa e di far battezzare i figli. Nell’ottobre del 1942, a causa della guerra, tornarono a Firenze. Nel frattempo Lorenzo, attraverso la passione per la pittura, iniziò a leggere il Vangelo. In quel periodo incontrò  don Raffaello Bensi, un autorevole sacerdote fiorentino che da allora, e fino alla morte, divenne il suo direttore spirituale.

Nel novembre 1943 entrò nel seminario Cestello in Oltrarno, a Firenze. Il 13 luglio 1947 fu ordinato sacerdote. Dapprima, fu inviato a Montespertoli, e poi a San Donato di Calenzano, un grosso borgo vicino a Prato, per affiancare il vecchio proposto don Daniele Pugi. Lì rimase per sette anni, dal 9 ottobre 1947 ai primi di dicembre 1954. Cercava i poveri, i bisognosi, gli esclusi, abbracciando le loro ragioni, opponendosi allo sfruttamento lavorativo dei ragazzi, e attuando così gli insegnamenti del Vangelo. 

A San Donato, don Milani creò una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini della sua parrocchia. Eppure, quando morì don Pugi, non lo sostituì. La Curia fiorentina lo nominò Priore di Barbiana e lo inviò a Sant’Andrea di Barbiana, una pieve sperduta sul monte dei Giovi, nel Mugello. La nuova sede era una chiesetta con annessa una povera canonica dell’Appennino toscano, in cui negli anni Cinquanta e Sessanta sopravvivevano contadini di un'Italia marginale e povera. Don Milani raggiunse Barbiana a piedi attraverso una mulattiera. Arrivò nella piccola parrocchia di montagna il 7 dicembre 1954. In breve tempo organizzò una nuova scuola popolare. In canonica, o sotto la grande quercia, ogni pomeriggio, svolgeva il doposcuola per i ragazzi della scuola elementare statale, soprattutto per i bocciati e gli esclusi, figli di contadini.

Nel maggio 1958 diede alle stampe “Esperienze pastorali”, opera che gli richiese ben dieci anni di lavoro, ma la lettura fu ritenuta “inopportuna”, e nel dicembre 1958 fu ritirata dal commercio per disposizione del Sant’Uffizio. Nel febbraio del 1965 scrisse una lettera aperta ad un gruppo di cappellani militari toscani, che in un loro comunicato avevano definito l'obiezione di coscienza "estranea al comandamento cristiano dell'amore e espressione di vilta'". Don Milani ribadì che “l’obbedienza non è più una virtù“. La lettera fu incriminata e don Lorenzo venne rinviato a giudizio per apologia di reato. Il processo si svolse a Roma, ma lui non poté essere presente a causa di una grave malattia che lo aveva colpito.  Inviò allora ai giudici un’autodifesa scritta. Il 15 febbraio 1966, il processo in prima istanza si concluse con l’assoluzione, ma su ricorso del pubblico ministero, la Corte d’Appello quando don Lorenzo era già morto modificava la sentenza di primo grado e condannava lo scritto. Nel luglio 1966 insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana cominciò a scrivere “Lettera a una professoressa”. Il 26 giugno del 1967, dopo sette anni di malattia, don Lorenzo morì a Firenze, a soli 44 anni per il morbo di Hodgkin. Solo dopo la sua morte, “Lettera a una professoressa” divenne un caso letterario, e soprattutto uno dei testi che denunciava fortemente l’ arretratezza e il classismo della scuola italiana di quegli anni. 
 
Dobbiamo ricordare don Lorenzo Milani per questa, ma anche per tante altre lettere con le quali comunicava il suo pensiero, utilizzando il genere epistolare per esprimere, in modo schietto e diretto, il suo senso umano, il suo essere sacerdote, la sua passione civile, come avviene anche in "Lettera ai cappellani militari e la Lettera ai giudici". Questo ed altro è stato illustrato da Sergio Tanzarella, professore di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ed esperto conoscitore della figura del Priore di Barbiana. Tanzarella ha curato l’epistolario di Don Lorenzo Milani all’interno del volume “Tutte le opere” (Meridiani, Mondadori, 2017), composto da due tomi e di ben 3000 pagine: «Ci sono lettere ai familiari, alla mamma, alla sorella; lettere agli amici e lettere pastorali. Emerge la riflessione personale e la sua straordinaria attenzione nei confronti dei ragazzi e delle ragazze. Sono 1100 lettere tra cui 100 inedite (vi sono lettere a Don Bensi, al Vescovo ecc.), ricostruite non in forma filologica, ma con elementi nuovi, restaurando i testi che erano stati tagliati da edizioni precedenti. Emerge un ripensamento continuo sul testo scritto, anche con varianti, cancellature, note. Emerge anche la straordinaria sofferenza di un uomo che ha vissuto e ha definito il suo isolamento come una condanna. Emerge, infine,  anche la crisi spirituale che vive durante l’epoca di Barbiana, come pure gli ultimi anni con la malattia mortale». In fondo, quello che don Lorenzo Milani propone ai suoi studenti, ai giovani, adulti, bambini, è una cosa sola: essere cittadini. Dunque educava per restituire la parola alla sua gente,  la scuola diveniva il mezzo per restituire la consapevolezza di essere cittadini. La lingua, il possesso della lingua è per lui un elemento fondamentale per arrivare all’eguaglianza degli esseri umani. E infatti diceva che “ è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli. (da Lettere a una professoressa, p. 96)
                                                                   
                                                                   Foto di A.R.R. 
Il professor Tanzarella ne ha parlato nel corso di una conferenza tenutasi a Roma il 10 maggio scorso alla Pontificia Università Lateranense, dove si è inaugurata una Mostra fotografica e documentaria dedicata a don Milani, dal titolo “L’uomo, l’educatore, il profeta”.  L’esposizione è itinerante ed è composta da 50 pannelli informativi,​ tratti da un percorso didattico di 85 slide,​ con foto storiche e citazioni.
Curata da Paolo Landi, ex allievo della scuola di Barbiana, l'esposizione era visitabile fino al 15 maggio. E' stata inaugurata dal 
Segretario di Stato vaticano, Card. Pietro Parolin, insieme al Card.  vicario Angelo De Donatis, Gran cancelliere della Lateranense e il Rettore Vincenzo Buonomo.  
                                                                   
                                                                  Foto di A.R.R. 

Ricordiamo che il ministero sacerdotale di don Milani, all’epoca, non era stato compreso dalla Chiesa. A questo proposito, il card. Parolin ha affermato: «È successo nella Chiesa che persone in un primo momento non capite, e valorizzate poi, alla luce di quello che avevano fatto, hanno recuperato un ruolo esemplare nei confronti della stessa Chiesa.  Questo fa parte della dimensione umana della Chiesa, non dobbiamo scandalizzarci. Il bello è che poi si sappia recuperare e si riconoscano i segni dello Spirito e la sua opera in queste persone che anticipavano i tempi […]. Quello è stato un laboratorio di vita vissuta e una risposta all’emergenza educativa nella quale il cammino nella fede si è saputo coniugare con la formazione, la cultura e la conoscenza».
 
Il pieno riconoscimento si è avuto il 20 giugno 2017 quando il Santo Padre Francesco si recò in pellegrinaggio in visita a Barbiana, alla tomba di Don Lorenzo Milani e nel suo discorso commemorativo disse: “Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna don Milani. Ed è la parola che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole. Questo vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso. […] Non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale. In una lettera al Vescovo scrisse: “«Se lei non mi onora oggi con un qualsiasi atto solenne, tutto il mio apostolato apparirà come un fatto privato…”. Dal Card. Silvano Piovanelli, di cara memoria, in poi gli Arcivescovi di Firenze hanno in diverse occasioni dato questo riconoscimento a don Lorenzo. Oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani – non si tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze e umanità in gioco –, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa». (In: https://www.vatican.va/content/francesco/it/travels/2017/inside/documents/papa-francesco-bozzolo-barbiana_2017.html)
 
Per l'anno del centenario del Priore di Barbiana, a Firenze, si è insediato il Comitato Nazionale per le celebrazioni, presieduto da Rosy Bindi. Fanno parte del comitato 40 personalità del mondo della Chiesa, della scuola, delle istituzioni, del sociale, tra cui il Card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei. Il presidente Sergio Mattarella si recherà nella scuola e nel cimitero dove è sepolto il priore. Presenzierà all’evento che segna l’inizio del calendario degli appuntamenti programmati dal Comitato nazionale. 
 
Ricordiamo che il motto della scuola di Don Milani era “I care”, in antitesi al “Me ne frego” fascista, e che si può tradurre con “mi prendo cura”, “mi importa“.  Un motto che anche l’Unione europea ha scelto di adottare. Era scritta sui muri della scuola di Barbiana come ancora oggi è possibile ammirare a Barbiana: prendersi cura degli ultimi, degli esclusi, degli “scartati”, e farlo con il cuore e con la mente. Gli insegnamenti di don Lorenzo Milani continuano ad essere di grande attualità, non solo per gli educatori, ma per tutti noi.  
 
Oltre ad essere un fatto storico, Barbiana resta un simbolo di quanto si può fare, pur stando in condizioni che paiono impossibili. Don Lorenzo Milano lo aveva scritto in una lettera alla madre: “La grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta, ma da tutt’altre cose. E neanche le possibilità di fare del bene si misurano dal numero dei parrocchiani”.
Per chi volesse approfondire: https://www.donmilani.eu/ , https://www.donlorenzomilani.it/
 

Alcuni scritti di Don Lorenzo Milani su giornali e riviste 

Franco, perdonaci tutti: comunisti, industriali e preti, in «Adesso», 15 novembre 1949, p.  9. (firmato: un prete fiorentino).
 
Giovani di montagna e giovani di città, in «Il Giornale del Mattino», 20 maggio 1956, p. 3
 
Lettera aperta ad un predicatore, in «Vita Cristiana». A. 21, fasc. IV, novembre-dicembre 1952,  pp. 550-563.
 
Lettera dalla montagna, in «Il Giornale del Mattino», 15 dicembre 1955, p. 1.
 
 Natale 1950. Per loro non c’era posto, in «Adesso», 15 dicembre 1950, p. 3.
 
 I preti e la guerra. Diseredati e oppressi, in «Rinascita», 6 marzo 1965, p. 27.
 
 
 
Breve Bibliografia a cura di A.R.R.

Balducci, Ernesto. L’insegnamento di don Lorenzo Milani, a cura di Mario Gennari. Bari: Laterza, 1995.
 
Don Milani tra noi. Testimonianze e riflessioni di amici, educatori, visitatori e lettori., a cura di Gabriele Vitello. Roma: Ed. dell’Asino, 2017

Gesualdi, Michele. Don Lorenzo Milani : l'esilio di Barbiana. Prefazione di Andrea Riccardi; postfazione di don Luigi Ciotti. Cinisello Balsamo: San Paolo, 2017
 
Landi, Paolo. La Repubblica di Barbiana, la mia esperienza alla scuola di Don Lorenzo Milani
Firenze: LEF, 2020
 
Milani, Lorenzo. La selezione è contro la cultura. Appunti per una scuola aperta. Roma: Pgreco, 2017.
 
Milani, Lorenzo. Lettera ai cappellani militari. Lettera ai giudici
a cura di Sergio Tanzarella. Trapani: Il Pozzo di Giacobbe, 2017.
 
Milani, Lorenzo. Tutte le opere. A cura di Federico Ruozzi, Anna Carfora, Valentina Oldano, Sergio Tanzarella. Milano: Mondadori, Collana: I Meridiani, 2 v, 2017.
 
Milani, Lorenzo e Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa Firenze: LEF, 1967, 1a ed.
 
Milani, Lorenzo. L'obbedienza non è più una virtù. Documenti del processo di Don Milani. Firenze: LEF, 2004
 
Milani, Lorenzo. Esperienze Pastorali, LEF, Firenze 1958, 1a ed..
 
Passerotti, Sandra. Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di don Milani. Firenze: LEF, 2019
 
Quattro contributi per don Milani. G. Arfé, T. De Mauro, M. Guasco, L. Lombardo Radice. In: Antologia Vieusseux. Giugno 1982, pp. 10-22.
 
Sentieri di futuro. (In)seguendo don Milani. A cura di Aldo Bozzolini e Alessandro Santi. Firenze, LEF, 2023
 
Tanzarella, Sergio. Il pentagramma di Lorenzo Milani. Musica per la libertà. Trapani: Il Pozzo di Giacobbe, 2021.


 
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

O Centenário do nascimento de Dom Lorenzo Milani
por
Antonella Rita Roscilli


                                                           


“Se vocês tiverem o direito de dividir o mundo em italianos e estrangeiros, eu não tenho pátria e reivindico o direito de dividir o mundo em deserdados e oprimidos de um lado, privilegiados e opressores do outro. Alguns são minha pátria, outros meus estrangeiros”. Esta passagem foi extraída da "Carta aos capelães militares" de Dom Lorenzo Milani. Ele compõe o apelo da XXII Marcha em Barbiana, que acontece no sábado, 27 de maio de 2023, em Vicchio (Toscana), na abertura do centenário do nascimento de Dom Milani, sob o Alto Patrocínio do Presidente da República Sergio Mattarella.

Não é uma celebração, pois "Dom Milani teria sido alérgico a essa palavra", disse Rosy Bindi, presidente do Comitê Nacional do centenário. Ao contrário, essa é uma oportunidade preciosa para refletir sobre seu pensamento e sua obra, à luz do "contexto atual e em suas dimensões mais importantes": a dimensão eclesial, depois a da escola, para poder falar "do abandono escolar precoce e da escola pública”, e por último o sociopolítico, com “o combate às desigualdades, à pobreza e à dignidade do trabalho”. A experiência de don Lorenzo Milani, nestas três dimensões, traduziu-se num forte compromisso religioso, político, educativo, e está condensada nas páginas de vários livros como: "Experiências pastorais", "Carta aos juízes do Tribunal de Roma", "Carta a uma professora” e outros. Cada um deles constitui uma leitura crítica e uma denúncia de um determinado modo de vida na igreja, nas instituições sociais e na escola.

Portanto, este centenário constitui uma importante oportunidade para refletir sobre a atualidade da pedagogia e da visão educativa do Prior de Barbiana, que na época criticava o sistema escolar com coragem e coerência de idéias. Ele propôs e implementou o pluralismo, afirmando, por exemplo, que "a seleção é contra a cultura", pensando em como acabar com a discriminação no sistema escolar, pensando na inclusão e na formação integral, em que o saber e o conhecimento não fossem considerados como realidades separadas. Estes e outros são os valores pelos quais Dom Lorenzo Milani lutou ao longo de sua vida, encontrando obstáculos e críticas que, no entanto, não impediram sua elevada missão pastoral e social.

Sacerdote e educador, nasceu em Florença em 27 de maio de 1923. Pertencia a uma rica, laica e culta família de classe média de origem judaica. Devido à crise e à ameaça antissemita, a família mudou-se de Florença para Milão, onde os pais decidiram se casar na igreja e batizar os filhos. Em outubro de 1942, devido à guerra, voltaram para Florença. Enquanto isso, Lorenzo, por sua paixão pela pintura, começou a ler o Evangelho. Nesse período conheceu Dom Raffaello Bensi, um respeitado padre florentino que a partir daquela época, e até sua morte, se tornou seu diretor espiritual. Em novembro de 1943 ingressou no seminário de Florença. Em 13 de julho de 1947 foi ordenado sacerdote. A princípio, ele foi enviado para Montespertoli e depois para San Donato di Calenzano, uma grande aldeia perto de Prato, para trabalhar ao lado do proposto velho don Daniele Pugi. Ali permaneceu sete anos, de 9 de outubro de 1947 até o inicio de dezembro de 1954.

Procurava os pobres, os necessitados, os excluídos, acolhendo suas razões, opondo-se à exploração trabalhista das crianças, e assim atuando os ensinamentos do Evangelho. Em San Donato, don Milani criou uma escola popular noturna para os jovens trabalhadores e camponeses de sua paróquia. Quando don Pugi morreu, ele não o substituiu. A Cúria florentina o nomeou prior de Barbiana e o enviou para Sant'Andrea di Barbiana, uma remota igreja paroquial na montanha Giovi, em localidade Mugello. O novo local era uma pequena igreja com uma reitoria pobre adjacente nos Apeninos da Toscana, onde camponeses de uma Itália marginal e pobre sobreviveram nas décadas de 1950 e 1960. Don Milani chegou a Barbiana a pé por uma trilha de mulas.

Chegou à pequena paróquia serrana no dia 7 de dezembro de 1954. Em pouco tempo organizou uma nova escola popular. Na reitoria, todas as tardes, eram realizadas atividades extracurriculares para os meninos da escola estadual de ensino fundamental, especialmente para os rejeitados e excluídos, filhos de camponeses. Em maio de 1958 publicou "Experiências Pastorais", obra que lhe exigiu dez anos de trabalho, mas a leitura foi considerada "inoportuna", e em dezembro de 1958 foi retirada do mercado por ordem do Santo Ofício. Em fevereiro de 1965, don Milani escreveu uma carta aberta a um grupo de capelães militares toscanos, que em um de seus comunicados definiram a objeção de consciência como "estranha ao mandamento cristão do amor e uma expressão de covardia". Ele reiterou que “a obediência não é mais uma virtude.”

A carta foi incriminada e Dom Lorenzo foi indiciado por apologia do crime. O julgamento aconteceu em Roma, mas ele não pôde comparecer devido a uma grave doença que o atingiu. Ele então enviou aos juízes uma autodefesa por escrito. Em 15 de fevereiro de 1966, o julgamento em primeira instância terminou com a absolvição, mas em apelação do Ministério Público, o Tribunal de Apelação, quando don Lorenzo já estava morto, modificou a sentença de primeira instância e condenou a redação. Em julho de 1966, junto com os alunos da escola Barbiana, começou a escrever "Carta a uma professora". Em 26 de junho de 1967, após sete anos de doença, don Lorenzo morreu em Florença com apenas 44 anos de idade da doença de Hodgkin. Só depois da sua morte é que a "Carta a uma professora" se tornou um caso literário e sobretudo um dos textos que denunciavam fortemente o atraso e o classismo da escola italiana daqueles anos.

Devemos lembrar de Dom Lorenzo Milani por isso, mas também por muitas outras cartas com as quais ele comunicou seus pensamentos, usando o gênero epistolar para expressar, de forma franca e direta, seu senso humano, seu ser sacerdote, sua paixão civil, como na Carta aos Capelães Militares e na Carta aos Juízes, e mais. Quem nos lembrou das Cartas foi Sergio Tanzarella, professor de História da Igreja na Faculdade Teológica do Sul da Itália e conhecedor da figura de don Lorenzo, que editou as cartas de Dom Lorenzo Milani no volume "Tutte le opere" (Meridiani, Mondadori , 2017), composto por dois volumes e 3.000 páginas: «Há cartas para familiares, para mãe, para irmã; cartas para amigos e cartas pastorais. Aflora a reflexão pessoal e a sua extraordinária atenção para com rapazes e raparigas. São 1100 cartas, das quais 100 inéditas (há cartas a Dom Bensi, ao Bispo, etc.), reconstruídas não de forma filológica, mas com novos elementos, recuperando os textos cortados das edições anteriores. Surge um repensar contínuo do texto escrito, mesmo com variações, rasuras, anotações. Emerge também o sofrimento extraordinário de um homem que viveu e definiu o seu isolamento como uma sentença. Por fim, emerge também a crise espiritual que viveu durante o tempo de Barbiana, assim como os últimos anos com a doença fatal”. Afinal, o que don Lorenzo Milani propõe aos seus alunos, aos jovens, aos adultos, às crianças, é apenas uma coisa: ser cidadãos. Por isso, educava para restituir a palavra ao  povo, a escola tornou-se o meio para restituir a consciência de ser cidadão. A língua, a posse da língua é para ele um elemento fundamental para chegar à igualdade dos seres humanos. E, de fato, ele disse que “é só a linguagem que faz iguais. Igual é quem sabe se expressar e entende a expressão dos outros. Ser rico ou pobre importa menos. Apenas fale.” (Lettere a una professoressa, p. 96)
                                                             
                                                                Foto di A.R.R.
Prof. Tanzarella falou de Dom Lorenzo Milani durante uma conferência em Roma, no dia 10 de maio 2023, na Pontifícia Universidade Lateranense, para inaugurar a mostra fotográfica e documental dedicada a Dom Milani, intitulada “L'uomo, l'educatore, il profeta". A exposição é itinerante, é composta por 50 painéis informativos, retirados de um percurso educativo de 85 slides, com fotos históricas e citações. A curadoria è de Paolo Landi, um ex estudante da Escola de Barbiana, e ficou aberta até o dia 15 de maio. Ffoi inaugurada por Sua Eminência o Secretário de Estado do Vaticano, Cardeal Pietro Parolin, com o Cardeal Vigário Angelo De Donatis, Grande Chanceler da Lateranense, e com o Reitor Vincenzo Buonomo.
                                                             
                                                               Foto di A.R.R.
Lembramos que o ministério sacerdotal de Dom Milani não tinha sido compreendido pela Igreja da época. Por isso, o Card. Parolin afirmou: «Aconteceu na Igreja que pessoas a princípio não compreendidas e valorizadas, depois, à luz do que fizeram, recuperaram um papel exemplar em relação à própria Igreja. Isso faz parte da dimensão humana da Igreja, não devemos nos escandalizar. A beleza é que então sabemos recuperar e reconhecer os sinais do Espírito e da sua obra neste povo que antecipou o seu tempo [...]. Aquele foi um laboratório de vida vivida e uma resposta à emergência educativa em que o caminho da fé soube aliar-se à formação, à cultura e ao conhecimento».

O reconhecimento pleno ocorreu em 20 de junho de 2017, quando o Santo Padre Francisco fez uma peregrinação para visitar Barbiana, ao túmulo de don Lorenzo Milani e em seu discurso comemorativo disse: "Devolva aos pobres a palavra, porque sem a palavra não há dignidade e, portanto, nem mesmo liberdade e justiça: assim ensina don Milani. E é a palavra que poderá abrir caminho à plena cidadania na sociedade, pelo trabalho, e à plena pertença à Igreja, com fé consciente. Isto vale também, à sua maneira, para o nosso tempo, em que só ter a palavra pode permitir-nos discernir entre as muitas e muitas vezes confusas mensagens que chegam até nós. [...] Não posso me calar e devo dizer que o gesto que fiz hoje pretende ser uma resposta a esse pedido feito várias vezes por dom Lorenzo ao seu Bispo, e que seja reconhecido e compreendido na sua fidelidade ao Evangelho e na retidão de sua ação pastoral. Numa carta ao Bispo escreveu: “Se não me honrar hoje com algum ato solene, todo o meu apostolado aparecerá como um fato privado...”. A partir do Cardeal Silvano Piovanelli, de querida memória, os Arcebispos de Florença deram várias vezes este reconhecimento a dom Lorenzo. Hoje è o Bispo de Roma que o està fazendo. Isso não apaga a amargura que acompanhou a vida de padre Milani – não se trata de apagar a história ou negá-la, mas de compreender as circunstâncias e a humanidade em jogo – mas diz que a Igreja reconhece naquela vida uma forma exemplar de servir o Evangelho, os pobres e a própria Igreja». (In: https://www.vatican.va/content/francesco/it/travels/2017/inside/documents/papa-francesco-bozzolo-barbiana_2017.html)
 
Para comemorar o Prior de Barbiana em seu centenário,  na cidade de Florença foi criado o Comitê Nacional para as comemorações, presidido por Rosy Bindi. A comissão é composta por 40 personalidades do mundo da Igreja, escolas, instituições e personagens ilustres da sociedade, incluindo o Cardeal Matteo Maria Zuppi, presidente da CEI. O Presidente Sergio Mattarella em Vicchio irá para a escola e cemitério onde o Prior está enterrado. Mattarella estará presente no evento que marcará o início do calendário de compromissos agendados pelo Comitê Nacional.

Destacamos que o lema da escola de Dom Milani era "I care", que pode ser traduzido como "Eu cuido" ou “Eu me importo”, em antítese ao "me ne frego" (não ligo a mínima), uma tipica frase do fascismo mussoliniano. O lema de Dom Milani foi escolhido pela União Europeia que também optou por adotar o mesmo lema. Estava escrito nas paredes da escola Barbiana, como ainda hoje em dia é possível admirar em Barbiana: ou seja, cuidar dos últimos, dos excluídos, dos “descartados”, e fazê-lo com coração e mente. Os ensinamentos de don Lorenzo Milani continuam sendo muito atuais, não só para os educadores, mas para todos nós. Além de ser um fato histórico, Barbiana continua sendo um símbolo do que pode ser feito, apesar de estar em condições que parecem impossíveis.
Conforme Dom Lorenzo Milano havia escrito em uma carta para sua mãe: "A grandeza de uma vida não se mede pela grandeza do lugar onde aconteceu, mas por outras coisas. Nem as possibilidades de fazer o bem são medidas pelo número de paroquianos".
Para quem queira conhecer mais: https://www.donmilani.eu/
https://www.donlorenzomilani.it/


Alcuni scritti di Don Lorenzo Milani su giornali e riviste 

Franco, perdonaci tutti: comunisti, industriali e preti, in «Adesso», 15 novembre 1949, p.  9. (firmato: un prete fiorentino).
 
Giovani di montagna e giovani di città, in «Il Giornale del Mattino», 20 maggio 1956, p. 3
 
Lettera aperta ad un predicatore, in «Vita Cristiana». A. 21, fasc. IV, novembre-dicembre 1952,  pp. 550-563.
 
Lettera dalla montagna, in «Il Giornale del Mattino», 15 dicembre 1955, p. 1.
 
 Natale 1950. Per loro non c’era posto, in «Adesso», 15 dicembre 1950, p. 3.
 
 I preti e la guerra. Diseredati e oppressi, in «Rinascita», 6 marzo 1965, p. 27.
 
 
 
Breve Bibliografia a cura di A.R.R.

Balducci, Ernesto. L’insegnamento di don Lorenzo Milani, a cura di Mario Gennari. Bari: Laterza, 1995.
 
Don Milani tra noi. Testimonianze e riflessioni di amici, educatori, visitatori e lettori,
a cura di Gabriele Vitello. Roma: Ed. dell’Asino, 2017

Gesualdi, Michele. Don Lorenzo Milani : l'esilio di Barbiana. Prefazione di Andrea Riccardi; postfazione di don Luigi Ciotti. Cinisello Balsamo: San Paolo, 2017
 
Landi, Paolo. La Repubblica di Barbiana, la mia esperienza alla scuola di Don Lorenzo Milani
Firenze: LEF, 2020
 
Milani, Lorenzo. La selezione è contro la cultura. Appunti per una scuola aperta. Roma: Pgreco, 2017.
 
Milani, Lorenzo. Lettera ai cappellani militari. Lettera ai giudici
a cura di Sergio Tanzarella. Trapani: Il Pozzo di Giacobbe, 2017.
 
Milani, Lorenzo. Tutte le opere. A cura di Federico Ruozzi, Anna Carfora, Valentina Oldano, Sergio Tanzarella. Milano: Mondadori, Collana: I Meridiani, 2 v, 2017.
 
Milani, Lorenzo e Scuola di Barbiana. Lettera a una professoressa Firenze: LEF, 1967, 1a ed.
 
Milani, Lorenzo. L'obbedienza non è più una virtù. Documenti del processo di Don Milani. Firenze: LEF, 2004
 
Milani, Lorenzo. Esperienze Pastorali, LEF, Firenze 1958, 1a ed..
 
Passerotti, Sandra. Le ragazze di Barbiana. La scuola al femminile di don Milani. Firenze: LEF, 2019
 
Quattro contributi per don Milani. G. Arfé, T. De Mauro, M. Guasco, L. Lombardo Radice. In: Antologia Vieusseux. Giugno 1982, pp. 10-22.
 
Sentieri di futuro. (In)seguendo don Milani. A cura di Aldo Bozzolini e Alessandro Santi. Firenze, LEF, 2023
 
Tanzarella, Sergio. Il pentagramma di Lorenzo Milani. Musica per la libertà. Trapani: Il Pozzo di Giacobbe, 2021.




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